Bene, con ancora in bocca qualche fiamma di quell’inferno sputato sabato pomeriggio sulle pendici del Sasso del Ferro, mi vado a riempire gli occhi con l’azzurro del cielo che si specchia nel Lago Maggiore in quel di Verbania. Oggi si corre infatti, da Verbania-Pallanza a Stresa, la 12ª Lago Maggiore Half Marathon, con un percorso che lambisce le sponde del secondo lago italiano per estensione.
Premesse poco positive
Sapendo cosa mi aspettava il giorno precedente mi sono iscritto alla 10 chilometri e non alla mezza, più che altro attratto come una gazza dalla medaglia da mettere in bacheca.
Le premesse non sono ottime mentre mi dirigo verso Verbania, infatti in autostrada piove e mi vien da ricordare l’esperienza da pacer per la gara da 33km in concomitanza alla maratona che si corre a Novembre sullo stesso percorso di oggi. Ma visto che la fortuna aiuta gli audaci, appena esco dall’autostrada la nuvola fantozziana lascia il posto ad una splendida giornata.
Parcheggio, mi dirigo al centro expo per ritirare il mio kit gara, saluto alcuni gialloneri impegnati a far servizio pacer e vado a infilarmi nel pulman che ci porterà alla partenza di Feriolo, a metà circa del percorso della Mezza Maratona. Arrivati al ritrovo/partenza, come lucertole, tutti si mettono in cerca del sole dopo aver abbandonato il proprio cambio sul camion che ci farà ritrovare gli zaini all’arrivo.
Chi parte a razzo…
Un po’ di riscaldamento tra le vie del tecnoparco e si va in griglia, dove partirò nel gruppo dei primi. Arriva lo sparo e faccio orecchie da mercante con le mie gambe che fan notare le fatiche del giorno prima. Il primo km infatti è il solito gesto inconsulto che mi fa bippare il Garmin ben sotto al tempo “prestabilito”.
Al secondo km, usciti dalla zona industriale incontriamo il flusso dei partecipanti alla mezza che mi trascina a buon ritmo fino all’abitato di Feriolo, ancora rapido quanto la frana che travolse il paese nel 1867, facendo sprofondare un quarto dell’abitato sotto 18 metri d’acqua del Maggiore.
Finalmente si corre con lo sguardo sul lago e i monti che gli fanno da cornice. Forse distratto dalla vista, o forse semplicemente fiaccato nelle gambe, inizio a rallentare la mia velocità di crociera, tenendo sempre un occhio a chi mi segue per evitare di perdere posizioni.
La strada propone un po’ di saliscendi, e visto anche il caldo ringrazio di non aver puntato su questa gara per tentare l’assalto al PB in mezza. Passata la metà gara inizio a tirar le somme e provar a vedere cosa rimane nel pozzo tirando giù il secchio in cerca delle energie residue. Anche il sesto km volge al termine e siamo a Baveno, sul Viale della Vittoria.
I mostri interiori della psiche
Tra le piante e le aiuole del bel lungolago intravedo un codazzo e dopo poco, prima un arco e infine una testa “crestata”. La stanchezza si fa sentire e mi da le allucinazioni? I mostri interiori vengono fuori e mi si parano dinnanzi come in un inferno narrato da quel Dante suddetto, il più illustre tra quei toscani di cui parlava Malaparte? No, è solo Maggi, il biscione di granito realizzato nel parco giochi a bordo lago. La versione nostrana del mostro di Lochness è comparsa infatti nei racconti di turisti e pescatori da una ventina d’anni e c’è chi propone sia un grosso pesce siluro, chi anguille giganti.
Nel frattempo scorrono sullo sfondo l’Isola Madre, l’Isola Superiore e l’Isola Bella. Davanti a me inizio a veder la sagoma conosciuta di Ste Schievenin e provo ad allungare un po’, motivato più che altro dalla curiosità di veder se è realmente lui.
Reggo il ritmo e mi affianco pian piano, saluto e provo a tener il ritmo per aver compagnia nel finale. Entriamo insieme a Stresa, sul bel lungolago. Inizia a comparire un po’ di gente ai bordi delle strade e si inizia a sentir la voce dello speaker.
Un finale in ciabatte
Chiudo in 38’44”, poco sopra il personale dell’ Arona 10K di qualche settimana fa. Visto che arrivavo alla partenza con le gambe belle imballate direi che il crono lascia ben sperare per il prossimo obbiettivo ufficiale sui 10K. Se fossi arrivato su queste strade con una settimana di scarico e senza un km verticale corso il giorno prima avrei sicuramente frantumato il mio PB.
Nel mentre mi porto a casa l’undicesimo posto assoluto di giornata e il secondo gradino del podio di categoria. Peccato solo che i premi ce li danno a mano anzichè con foto ufficiale sul palco se non per i primi di categoria. In compenso col bottino di giornata (calze da running e ciabatte crocs) potrò fare invidia a fashion victims teutoniche.