La mezza di casa

arrivo mezza di gallarate
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L’avevo inseguita da quando mi era stata segnalata in via ufficiosa da Antonio. L’avevo vista svanire quando la nuova giunta comunale aveva deciso che il cittadino la domenica ha bisogno delle strade per rimbalzare la propria automobile da un centro commerciale all’altro e non di un evento che porti vita nei vari quartieri. L’avevo poi, definitivamente vista tramontare al mio orizzonte podistico, quando l’asfalto di Cefalonia aveva deciso di accarezzare le mie gambe lasciandomi un ricordo indelebile di quella pur splendida isola.

Parlo della Mezza Maratona di Gallarate, la mezza di casa, quella che somiglia tanto al giochino della settimana enigmistica dove vanno uniti i puntini, ma qui ogni tratto è un pezzo di asfalto che hai corso decine e decine di volte in allenamento.

Ogni podista vorrebbe una mezza nel proprio paese, uscir di casa con già le scarpe ai piedi e il pettorale ben spillato sulla canotta per andar alla partenza salutando i vari amici di paese che sonnacchiosi inzuppano la brioches nel cappuccio dietro il vetro del baretto. A dir il vero ci era capitato qualcosa di molto simile già alla gara di Atene, ma non eravamo a casa nostra.

Il sabato ci concediamo un’ultima perlustrazione del percorso in bici per andar a ritirare pettorali e pacchi gara, saluti e chiacchiere con le solite, numerose, facce conosciute scherzando sul toto-pettorale per veder che nome ci era toccato, visto che la tipografia ha mischiato numeri e nomi dei partecipanti a casaccio. Penso che l’anno prossimo si potrebbe sfruttare la cosa per pubblicizzare un gioco-maratonina, stile Mahjong, dove devi trovare il runner col tuo nome sul pettorale.

La serata pregara è da vero top runner, con parca cena a base di due piatti di pasta e salsicce alla griglia e piccolo dopocena per stemperare la tensione, con una pizza e una cheescake innaffiate da un buon mezzo litro di Leffe rossa sorseggiata mentre cerco su the Running Pitt i consigli di Massi Milani per la colazione pregara.

Dormo come un bambino, grazie anche al fatto che in nottata scatterà l’ora solare e mi regalerà un plus di riposo grazie allo spostamento delle lancette, e al risveglio HRV4 mi regala semaforo verde con 8,9 punti di forma che mi fanno alzar dal letto molto ottimista.

pregara gallarateColazione e andiamo verso i Ronchi dove è situata la partenza, qualche foto dell’Arturo con Claudio e Spuffy speranzoso di bissare il successo dell’anno prima e poi un po’ di riscaldamento in compagnia anche di Luca che viene invitato da Kostia e Spuffy a farmi desistere da una delle mie solite scellerate partenze.

Mentre la fanfara dei bersaglieri dà fiato alle trombe ci infiliamo col Massa e la Ferrari in griglia dove riesco a infilarmi nelle prime file, così da non rimaner imbottigliato e ad aver un gap minimo tra gun e real time.

Dopo le prime due curve, mentre inizia la discesa, vedo Kostia e punto a far gara con lui sapendolo molto regolare, così da evitar di correr sempre con un occhio al Garmin.

I primi lap sono più veloci dei 4’10″/km che dovrei tenere, ma il mio compagno di giornata mi consiglia di puntar a un ritmo un po’ più rapido, quindi ci assestiamo su un passo regolare, in compagnia anche di Serena Mattavelli scortata da un plotoncino di sanmarchini.

2ª mezza di gallarateI primi 5 km scorrono rapidi e il passaggio in Piazza Risorgimento col tifo di mammà ci vede ancora tutti in possesso delle nostre facoltà mentali, tanto da chiacchierare tranquillamente senza affanno.

Il secondo quarto di gara lo conosco centimetro per centimetro, visto che ci ho scavato i solchi tra lenti e ripetute di ogni sorta. Usciamo dalla zona industriale di Sciarè e arriva il primo tratto di salitella, seppur corta e non ostica.

Il passaggio tra le vie di Cedrate ci regala uno scenario in stile “The Walking Dead”, con nemmeno un passante incrociato per sbaglio, se non fosse per il gruppo tifo organizzato da Chiara e Renata con tanto di fischietti e trombette.

La terza tranche di km si conclude in zona Azalee, dopo altre due salitelle spezza ritmo a Cajello e Cascinetta. Prendo un po’ d’acqua per mandar giù un gellino e  mentre passiamo sul viale dei Tigli e zone limitrofe, dove quest’estate andavo a cercar ombra per correre i medi, inizio a contar i chilometri alla rovescia in un countdown verso il traguardo, sapendo che il 19° lap sarà quello più ostico per le due salite a gambe ormai ingolfate.

la mezza di casaPassando sotto Crenna non vedo nessun calciatore rossonero a cui cantare “salta con noi, Leonardo Bonucci” risparmiando fiato prezioso che lascio per strada quando dopo il dentro fuori tra le vie si sbuca all’inizio del primo tratto insidioso. Cerco di non perdere il ritmo, ma ho visioni in lontananza, mi sembra di scorgere Pantani che scollina per primo sotto la bandiera a scacchi sul Mortirolo, ma quando arrivo al termine di questo primo tratto duro noto che è Fabio Giudici in bici in compagnia di Sandro Ferrazzo che fa servizio gara con la bandiera. Forse ho avuto una crisi di fame alla Berzin?

Si scende un po’ per poi risalire nel tratto peggiore e quando ritroviamo il piano al Bettolino, con Kostia recuperiamo un altro avversario. Ci siamo quasi, e quando terminiamo la gobba del cavalcavia tra Bettolino e i Ronchi è il momento di lasciar andar le gambe in discesa per poi fermarle solo dopo il gonfiabile dell’arrivo.

Non sono imballatissimo e sento di aver ancora benzina in corpo (sarà la Leffe??), quindi do tutto nell’ultimo km che chiuderò a 3’52″/km di media, nonostante un giro di boa secco in stile corsa campestre a qualche centinaio di metri dalla fine sul retro del Parco Bassetti.

Giro attorno la transenna e incrocio lo sguardo di Kostia e della Serena compagni di avventura, l’invito di Eugenia Vasconi a dare tutto e poi sento la voce del Basoli in lontananza mentre l’Ale Marcandalli mi immortala in foto con una espressione alla Arnold che apostrofa Willis.

arrivo mezza di gallarateNon so il tempo totale, negli ultimi km ho anche smesso di calcolare i parziali, ma quando finalmente passo sotto l’arco d’arrivo e stoppo il Garmin vedo un tempo insperato: 1h26’32”, ben 4″/km di media sotto all’obbiettivo di giornata, con relativo Personal Best demolito di quasi 5 minuti.

Scambio di cinque con Kostia e abbraccio per la nostra piccola impresa personale, tempo sotto ogni previsione (almeno per me) e sensazioni buonissime che in vista di Busto lasciano sperare anche in qualcosa di meglio.

Attendo l’arrivo di Stefania, le vado anche incontro un pezzo e guardando l’orario temo che non abbia migliorato il suo personale, ma quando taglia il traguardo e rifiata mi dice che anche lei ha abbassato il tempo di quasi 5 minuti con una prestazione MAIUSCOLA.

Beh, che dire, non potevo sperar di meglio in una giornata così. Una settimana un po’ travagliata dal punto di vista fisico, qualche allenamento saltato e uno interrotto per serbatoi di energie vuoti ma poi un race-day dove tutto è andato come doveva andare, perchè come dice il Professor Luca: il lavoro paga sempre!

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