Zurich Maratón de Málaga – 21 km sulle orme di Picasso

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Malaga, 15 Dicembre 2019zurich maraton de malaga partenzaDici Malaga e cosa ti viene in mente? Il gelato? Beh, si, non posso negare di essere sempre stato un estimatore di questo, spesso bistrattato, gusto dall’animo retrò.

Un animo nostalgico racchiuso in un dolce, che riporta alla memoria la storia di questa città. Infatti la vite, importata dagli arabi dopo l’invasione del 743 DC, dona l’uva passa e il vino in cui questa viene imbevuta per creare assieme a latte e uova una delizia per il palato.

A parte questo, Malaga è molto altro, tra cui la città natale di Pablo Picasso, un pittore da record. E io sono qui, in teoria, per portarmi a casa il mio piccolo record personale sulla distanza. Son venuto a correre infatti la mia seconda Mezza Maratona spagnola dopo la Zafiro Palma Half Marathon di Ottobre.

Da questa parti ero stato parecchi anni fa. In realtà della città non avevo visto nulla se non l’aereoporto, dormendo in auto in attesa di riconsegnarla al noleggio. Ci ero arrivato col ci-Nico dopo una doccia notturna in spiaggia e una paella a Torremolinos, al termine di un tour a tappe lungo la costa andalusa partendo da Valencia.

Dalla neve prealpina al sole andaluso

cattedrale malaga cupole tetto
Le cupole sul tetto della Cattedrale

Arrivo venerdì mattina e ad accogliermi c’è una di quelle giornate di sole che dona il nome a questo tratto di costa fino a Tarifa. Quando l’aereo è decollato da Malpensa fuori dai finestrini scendevano invece fiocchi di neve  luccicanti nel cielo ancora buio.

Dopo essermi sistemato in camera il primo pensiero va a una “english breakfast” mentre decido il percorso di visita odierno.

Mi fermo poco lontano da casa ad un barettino incastonato tra le due anime cittadine, quella cristiana e quella musulmana. Pasteggio infatti al fianco di un hammam, con la vista sulla chiesa dei santi martiri.

Calle Larios Malaga
Animazioni su Calle Larios

Le stradine del centro storico sono animate e piene di negozi e locali, ci si perde volentieri a girar senza meta. Il Natale qui è parecchio sentito e la gente è già in fermento.

La mia visita inizia dalla Cattedrale de Nuestra Senora de la Encarnacion. L’infinita spirale di gradini per raggiungere il tetto, dove si gode di una bella vista sulla città, funge da risveglio muscolare.

Dalla Malaga cristiana passo a quella pagana e poi a quella musulmana. Mi dirigo infatti alla collina delle roccaforti che hanno segnato le varie epoche di dominazione della città.

Il monte Gibralfaro vede le sue pendici edificate con esempi di architettura romana, araba e medievale. Costeggio il teatro romano per entrare nell’Alcazaba salendo lungo i suoi viali segnati da filari di aranci. Giardini, fontane e scorci sulla città si susseguono salendo il pendio del monte.

alcazaba malaga teatro romano
Teatro Romano e Alcazaba

Dopo la visita all’Alcazaba tocca al castello del XIV secolo. Si sale lungo dei vialetti esterni per entrare nella fortezza e seguirne il perimentro camminando lungo le mura perfettamente conservate. Scenderò poi attraverso dei sentieri fiancheggiando la Coracha, una costruzione difensiva che congiungeva la Alcazaba al castello. Dei cartelli segnalano, oltre ai numerosi scoiattoli già incontati, la presenza di camaleonti, molto diffusi in questi boschi. Ma evidentemente ben mimetizzati, perchè non ne scorgo nessuno.

Proseguo la visita con la Plaza de Toros,  per poi andare a far un giro nel quartiere degli artisti, Soho, prima di dedicarmi a cerveza e tapas.

Day 2

Marathon Village, Picasso e spiaggia

statua di Pablo Picasso a MalagaIl sabato vado a ritirare il race-kit. Dovrei correre anche la breakfast run, ma mi sveglio svogliato e quando, tra bus e cammino, raggiungo lo stadio d’atletica il forte vento mi ha fatto passare del tutto il “deseo” di mettermi in canotta e pantaloncini.

Punto allora direttamente al ritiro pettorale e a un giro tra gli stand all’interno del palazzetto del basket per poi tornare in città. Rimpiango solo il pacco colazione post 5K dato a chi ha sfidato eolo.

Tornato nel centro storico faccio colazione al Recyclo Cafè tra biciclette e uova fritte. Dopo aver condito tutto con un oki per il mal di testa vado a visitar il museo – casa natale di Picasso. All’interno dell’appartamento sono anche ricavati i bagni per i visitatori e ne approfitto pensando a Chunk dei Goonies quando raccontava che: “Una volta Michael Jackson è venuto a casa mia per usare il gabinetto”.

Al di fuori della casa-museo non mi nego la foto con la gettonatissima statua dell’artista. Il mal di testa nel mentre mi ha abbandonato e rinuncio quindi ad arricchirmi come il “Pablo nazionale” che pare venisse ispirato nelle sue “visioni cubiste” da forti emicranie di cui soffriva. Al pomeriggio tappa obbligata in spiaggia per godere di quel sole caldo che rimpiangerò una volta tornato a casa.

Race day

La luna sull’alcazaba

luna sull'alcazaba di malagaEsco di casa quando ancora c’è qualche reduce del sabato sera ad animare i viottoli del centro storico. E’ ancora buio, qui il sole sorge dopo rispetto all’Italia, e Plaza de la Constitutiòn e Calle Marqués de Larios brillano ancora delle luminarie natalizie.

Inizio a incrociare gruppi di podisti che si dirigono verso la partenza. Quando supero i vari gonfiabili delle griglie in zona start spunta la Alcazaba illuminata ancora dalla luna alle sue spalle.

Arrivato in zona deposito entro in un bar, animato da parecchi runner in attesa di bere un caffè.

A Malaga il caffè è un’arte e sono stati creati tantissimi tipi di combinazioni in base alla quantità di caffè e latte che si desiderano. All’esterno del Cafè Central, ad esempio, c’è una decorazione in piastrelle con i vari tipi di caffè. café central MalagaIl decimo, non mi dia nulla, lo suggerì con ironia un cameriere per non lasciare uno spazio vuoto e fare cifra tonda.

Il cameriere a cui mi rivolgo è invece meno ironico e mi dice che il bar è chiuso. Ecco perchè erano tutti in attesa: fino alle 8 non inizia a servir i clienti. Una mossa poco furba visto che lo start è alle 8:30 e perderanno una bella quantità di consumazioni.

Dovrò attendere 21 km di passione per godermi una colazione con un sombra caliente accompagnato da un pitufo.

Vado quindi a cambiarmi e lasciar la mia sacca al deposito allestito ai piedi della Plaza de Toros.

Lungo il Paseo del Parque

banco de espana malaga
Banco de Espana e Municipio

Si parte dal Paseo del Parque all’altezza della sede del municipio. Costeggiando il bel parco cittadino superiamo gli edifici del Banco di Spagna e quello bellissimo del rettorato dell’università, vecchia sede delle poste.

Sto già tenendo un ritmo troppo alto per recuperare il gap accumulato a causa del traffico in partenza. Rischio di andare subito fuori giri come mio solito, ma come diceva Picasso: “Io faccio sempre ciò che non posso fare, in modo da imparare come farlo“.

Percorriamo l’Alameda Principal, un antico viale fiancheggiato da alberi di ficus bicentenari che di notte brillano grazie alle lucine di Natale. Il viale occupa un vecchio tratto delle mura, e lungo di esso si trova la casa ove soggiornò Hans Christian Andersen, la cui statua ci osserva passare dopo 500 metri dallo sparo. L’autore della Sirenetta, nel suo diario di viaggio in terra spagnola scrisse: “in nessun’altra città spagnola sono arrivato a sentirmi così felice e a mio agio come a Malaga“. Io invece mi sento già ben poco a mio agio e mancano ancora più di 20 km.

puente de los alemanes
Puente de los Alemanes

Poco dopo passiamo dinnanzi alla Antigua casa de guardia, una vineria del 1840, la più antica di malaga, dove alla sera, tra l’odore del legno delle botti imbevute di vino andrò a ber un bicchierino.

Il garmin mi segna il primo km mentre passiamo il Rio Guadalmedina. Alla nostra destra, in lontananza, si vede il Puente de los Alemanes, realizzato dai tedeschi in regalo ai malaguenos che aiutarono i marinai nel naufragio della fragata SMS Gneisenau nel 1900.

Per il resto i primi km sono alquanto anonimi, tutti al di fuori del centro storico. Una prima parte è segnata da saliscendi e una salita che rallenta parecchio. Al sesto km incontriamo il mare, costeggiando la Playa de San Andres, dove si iniziano a scaldar le griglie per cucinare gli Espetos (sardine grigliate tipiche di Malaga).

Dentro e fuori il porto

Centre Pompidou Malaga - El Cubo
Centre Pompidou

Costeggiamo parte del porto in direzione dell’altro viale del parco dal quale siamo passati in partenza. Il Cenachero, statua di tipico pescatore-venditore, ci osserva fiero con la sua “faccia di bronzo”. Io invece sono già meno fiero della mia corsa e inizio a mollare il colpo.

Giriamo attorno al Centre Pompidou, detto “El Cubo”, in quanto il landmark che ne occupa la piazza sovrastante è un cubo colorato che ricorda il rompicapo di Rubik. Il mio rompicapo continua ad essere: mollare o provarci fino in fondo?

Nemmeno “La farola“, uno dei due unici fari di Spagna col nome al femminile, riesce ad illuminarmi. Stiamo percorrendo il paseo parallelo al Muelle Uno, il viale commerciale lungo il porto turistico della città. Si passa sul tappeto dei 10 km prima del giro di boa che segna il mio definitivo cambio di passo, fiaccato anche da un vento contrario decisamente fastidioso.

La Malagueta e il lungo mare

Usciamo dalla lingua del porto per andar a costeggiare la Malagueta, la principale spiaggia cittadina. I pappagalli verdi che abitano le palme del lungomare fanno sentir la loro voce. Con un occhio alla strada e uno al cielo onde evitare qualche ricordino post pranzo dei pennuti si procede lungo la costa.

Tra un palazzo e un hotel le vie perpendicolari ci lasciano intravedere qualche scorcio dell’Alcazaba e del Castillo de Gibralfaro.

La Malagueta lascia il posto alla spiaggia di Pedregalejo con le sue insenature create da piccoli moli artificiali. L’Arroyo Jaboneras, un fiume che oggi è in secca e permette a un vecchietto di portar a spasso il cane, divide Pedregalejo da El Palo.

Le spiagge di queste località sono già animate dai segnali di fumo per i citati Espetos. Qui le sardine da grigliare arrivavano a bordo delle Jabegas, imbarcazioni da pesca ereditate dalla dominazione fenicia, che ora vengono utilizzate per regate sportive.

jabega malaga el paloAl km 16.5  svoltiamo a sinistra, per poi tornar verso il centro, dove il cartello segnala la strada per Almeria.

Lungo questo asfalto avvenne la Desbandá, il massacro dei civili in fuga sulla strada da Málaga a Almería, avvenuto l’8 febbraio 1937 durante la Guerra Civile spagnola. Migliaia di civili furono mitragliati dagli aerei fascisti italiani. Grazie a Dio franchisti e camicie nere sono solo un ricordo, nonostante i nostalgici populisti di corta memoria e scarso intelletto, e noi siamo liberi di correre su questa strada, oggi, solo per il piacere di farlo.

L’arrivo all’Arena Taurina

Ripercorriamo il viale verso il Marathon Village, incrociando sull’altra corsia il resto dei corridori. Inizia a farsi sentire il caldo e mi scolo due bottigliette di isotonico prese al ristoro. Se fossi malagueno potrei definirmi “alobao“, intontito, usando una delle circa cento parole che si usano solo qui rispetto al resto della Spagna. Sarà che sono un po’ “esmallao“, morto di fame, per colpa della colazione negatami dal bar alla partenza.

Provo ogni tanto a dare un po’ di verve alla mia corsa ma la testa svogliata respinge regolarmente indietro le richieste delle mie gambe. Questa seconda parte di gara rimarrà fino alla fine senza ne arte ne parte, incompiuta come la Cattedrale di Malaga, detta appunto la Manquita (la piccola monca). Infatti la seconda torre rimase non ultimata per mancanza di fondi.

Cerco di spingere almeno negli ultimi due km per riacciuffare i pacer delle 3 ore della maratona. Una vocina interiore appena provo ad accellerare mi chiede chi me lo fa fare. malaga vista dal castelloSiamo agli ultimi 500 metri, da lontano si entravede, dietro ai palazzi, la Arena Taurina. I numeri sul Garmin sono implacabili, all’arrivo non ci saranno rose rosse e baci come avveniva per il famoso Manolete[mfn]nato nel 1917 a Cordova come Manuel Rodríguez Sánchez, è considerato uno dei migliori toreri di tutti i tempi. Dallo stile elegante e serio, eccelleva nella suerte de matar (l’uccisione del toro). Esordì a soli 13 anni nella scuola per toreri di Cordova. Dal 1940 fu il protagonista delle più importanti corride spagnole, e nel 1945 si esibì in Messico, Colombia, Perù e Venezuela, dove fu acclamato come il più grande torero del mondo. Morì il 28 agosto 1947 in una corrida a Linares. Franco decretò tre giorni di lutto nazionale.[/mfn]. Mi presento al gonfiabile invece come De Niro in versione Jake “Toro scatenato” LaMotta, suonato da Sugar Ray Robinson.

Obbiettivo fallito

Le cifre rosse del tempo ufficiale superano inesorabili l’ora e trenta senza rispetto per il mio allungo finale. Anche l’ultimo obbiettivo di consolazione è andato.

Nella nuova metropolitana di Málaga, dice una curiosità sulla città, gli orologi britannici segnano i minuti ogni 59 secondi anzichè 60. Se così facesse il mio Garmin potrei aver guadagnato 89 secondi, 1 minuto e 29, comunque troppo poco per portar a casa il personale desiderato.

malagueta zurich malaga maratonRicevo la mia medaglia da finisher e mi incammino, tra i banchi del ristoro, a recuperare lo zaino ai piedi della Plaza de Toros. Qui Picasso si sedeva spesso in tribuna come spettatore di quella tradizione spagnola che tanto amava.Qui nacque la sua passione per i tori tanto riproposti nelle sue opere.

Un giorno l’artista disse: Se tutte le tappe della mia vita si potessero rappresentare come punti su una mappa uniti tra loro da linee il risultato finale sarebbe la figura del Minotauro“. Io invece, riguardando la traccia che unisce i 21 puntini dei km della mia gara odierna, ci vedo un profilo di testa di maiale, dall’orecchio drizzato, che rigurgita. Potrei dipingere con lo pseudonimo “Pigcasso”.

Giuro che per la prossima mezza maratona mi metto a dieta. Nel frattempo però cederò alla tentazione dell’offerta di 100 Montaditos che la domenica propone tutti i tipi di paninetti a un euro.

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