I recuperi nelle ripetute

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Le ripetute sono un lavoro imprescindibile per il runner, e a seconda della distanza da preparare bisogna calibrarne distanza, serie e recuperi.

Recupero

Il recupero spesso finisce in secondo piano per il runner, che pensa sia notevolmente più importante il tempo di esecuzione della fase di corsa.

Innanzitutto bisogna specificare le differenze tra recupero attivo e recupero da fermo.

  • Recupero da fermo: sarà da preferire per distanze brevi (fino ai 5000m), poichè non consente uno smaltimento ottimale del lattato e abitua quindi i muscoli a lavorare in presenza di accumulo di acido lattico. Solitamente consiste in una pausa di 60″/90″. Per enfatizzare la situazione di stress muscolare c’è chi ipotizza di trascorrere questo periodo di pausa in squat. Leggenda narra che Sebastian Coe trascorresse il minuto di stop tra una ripetuta e l’altra sdraiato, per aumentare l’accumulo di lattato.
  • Recupero attivo: se l’atleta ha la necessità di convivere con quantità costanti di acido lattico, come ad esempio avviene nelle gare di almeno 10k, allora è preferibile un recupero attivo tra le prove, poichè esso consente un parziale smaltimento delle scorie lattacide e permette di enfatizzare l’allenamento sulla resistenza alla velocità. Anche la tempistica di questa tipologia di recupero dovrà essere calibrata alle potenzialità dell’atleta e al tempo di esecuzione della prova ripetuta, in quanto un recupero in semplice souplesse non ha valore allenante.

 

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