La terza tappa è infatti quella che solitamente apriva le danze della Grand Boucle, cioè Besnate, col suo percorso che disegna un quadrifoglio sbilenco almeno quanto il mio incedere al termine dei cinque km in procinto di correre.
Infatti le rampe di due giorni fa hanno lasciato non poche scorie nelle gambe e non aiuta di sicuro il riscaldamento senza fine fatto con Spuffy in cerca di un Kostia alquanto sfuggente.
Mi presento in griglia già madido di sudore nelle serata piuttosto calda, speranzoso dopo aver recuperato diversi secondi di svantaggio nell’ultima prova contro il crono.
Quest’anno la partenza è spostata un po’ indietro rispetto al solito, per cambio di logistica della festa del ciclismo. C’è il tendone dove si mangia, c’è la birra ad attenderci a fine gara. Oggi Besnate col suo percorso a quadrifoglio è un po’ una piccola Irlanda.
Come a Castelletto mi metto in scia al compagno di squadra Roberto, con ben in testa i parziali sul km ottenuti qui due anni fa nella mia miglior prestazione sul percorso. I primi due km passano tranquilli, ma appena arriva la prima salita di giornata le gambe iniziano ad ingolfarsi ed arranco un po’. Cerco di riprendere ritmo una volta scollinato per poi rilanciare la corsa nel tratto di discesa, buttandomi in picchiata a tutta come Cochese alla guida dell’auto della polizia nel video di Sabotage.
Ultimi passi e si arriva al gonfiabile…imbarcata colossale, ma almeno è finita.