Hoppipolla – Saltando tra le pozzanghere alla Lago Maggiore Marathon

lago maggiore marathon 2019
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Verbania, 3 Novembre 2019 – Fu in una tetra notte di novembre che vidi il compimento delle mie fatiche… Era già l’una del mattino; la pioggia batteva lugubre contro i vetri, la candela era quasi consumata quando, tra i bagliori della luce morente, la mia creatura aprì gli occhi, opachi e giallastri, trasse un respiro faticoso e un moto convulso ne agitò le membra. (Frankestein, Capitolo V)

La notte delle streghe

Mangia leggero in vista di una gara podistica, dicono quelli che ne sanno.

Trick or Treat: I want something good to eat. Ma nel weekend di Halloween, tra spiriti e mostri, non ci stava forse bene una pizza alla diavola? E un bel dolcetto a completare il pasto non lo vogliamo aggiungere?

Ed ecco che la digestione diventa faticosa come l’eterno vagare di Jack-o’-lantern[mfn]L’usanza di Halloween è legata alla famosa leggenda dell’irlandese Jack, un fabbro astuto, avaro e ubriacone, che una sera al pub incontrò il diavolo. A causa del suo stato d’ebbrezza, la sua anima era quasi nelle mani del demonio, ma astutamente, Jack gli chiese di trasformarsi in una moneta promettendogli la sua anima in cambio di un’ultima bevuta. Mise poi rapidamente il diavolo nel suo borsello, accanto a una croce d’argento, cosicché egli non potesse ritrasformarsi. Per farsi liberare il diavolo gli promise che non si sarebbe preso la sua anima nei successivi dieci anni e Jack lo lasciò andare. Dieci anni più tardi, il diavolo si presentò nuovamente e questa volta Jack gli chiese di raccogliere una mela da un albero prima di prendersi la sua anima. Al fine di impedire che il diavolo discendesse dal ramo, il furbo Jack incise una croce sul tronco. Soltanto dopo un lungo battibecco i due giunsero ad un compromesso: in cambio della libertà, il diavolo avrebbe dovuto risparmiare la dannazione eterna a Jack. Durante la propria vita commise così tanti peccati che, quando morì, fu rifiutato dal Paradiso e presentatosi all’Inferno, venne scacciato dal diavolo che gli ricordò il patto, ben felice di lasciarlo errare come anima tormentata. All’osservazione che era freddo e buio, il diavolo gli tirò un tizzone ardente, che Jack posizionò all’interno di una rapa che aveva con sé. Cominciò da quel momento a vagare senza tregua alla ricerca di un luogo in cui riposarsi. Da allora Jack è rappresentato con una zucca su cui viene intagliata una faccia.[/mfn] durante la notte di ognissanti. Come la creatura del Dr Frankestein agito le mie membra nel letto tra respiri faticosi. La pioggia anzichè funzionare da ticchettio soporifero è li a ricordarmi che domani sarà una giornata di sacrifici. Sonni agitati mi turbano, la ragazza fantasma di Stresa mi appare in sogno attendendomi sotto al gonfiabile dell’arrivo.

Alle 6.15 la sveglia viene in mio soccorso come se fossi uno dei ragazzetti minacciati da Freddy Krueger. Mi preparo al volo risparmiando tempo sulla colazione di cui non sento assolutamente il desiderio e mi incammino verso una piovosa Verbania.

Brosandi

Hoppipolla è una parola composta, formata dal verbo hopa ‘saltare’ e il sostantivo poll cioè pozzanghera, uniti dalla preposizione ‘i’, che in italiano è traducibile con ‘in’.

Hoppipolla è una delle due canzoni che più amo tra quelle dei Sigur Ros, ed inizia con una parola, brosandi (sorridendo).

Siccome il gruppo dei pacer con cui sono presente sulle sponde del Lago Maggiore sono “i volontari del sorriso” non posso che dipingermi sul volto un sorriso alla Joker e affrontare questi 21K in allegria nonostante lo scenario da romanzo gotico visti i colori desaturati. Alla fine giocare coi palloncini mi faceva ridere anche da bimbo.

Due anni fa avevo partecipato a questa manifestazione sempre nelle vesti di pacer, ma sul percorso della 33km. Anche quel giorno il meteo non fu clemente. La speranza è che le condizioni climatiche siano un po’ meno estreme.

Raggiungo gli altri compagni di giornata allo stand in prossimità dell’arrivo, e tra riunione tecnica, cambio d’abiti e foto di rito si avvicina il momento di abbandonare un sicuro riparo sulla testa. Una breve sosta al wc chimico sul quale avrebbero dovuto appendere la locandina di “Non aprite quella porta” e ci si piazza in griglia.

Rennblautur

Rennblautur / Allur rennvotur

Bagnato / completamente inzuppato

Seconda strofa e siamo già in strada. La pioggia fortunatamente non è un acquazzone come pronosticato da 3Bmeteo, ma in un paio di km siamo già belli lavati. Forse oggi, anzichè canotta e pantaloncini, avrei dovuto indossare un bell’impermeabile giallo come il piccolo Georgie prima di accettare i palloncini da Pennywise.

Durante il “giro di lancio” attorno alla punta della penisola che circonda le pendici della collina della Castagnola si forma il gruppetto che accompagneremo durante il tragitto. Alcuni sono impegnati nella mezza maratona mentre altri proseguiranno, dopo il giro di boa a Stresa, per completare i 42 km e 195 metri della distanza regina.

Il primo ristoro arriva presto a segnalarci che un quarto di gara (anzi, poco più) è già messo a verbale. Questi primi km non sono stati così sofferti come si temeva, anche perchè una volta entrati in temperatura si è corso in una parte di percorso abbastanza riparata. Il peggio dovrebbe arrivare tra un po’.

Vindur í

Vento. Vindur í è l’incipit della terza strofa cantata dalla band di Reykjavík. Fortunatamente non ci sono raffiche come quelle che incontrammo due anni fa, che ci schiaffeggiavano e ci facevano percepire molto più freddo.

Siamo nel tratto forse più panoramico della gara, ma invece di sole e cielo azzurro tipico della Mezza maratona che si corre qui in primavera. Il paesaggio è un insieme di pennellate costituite da varie sfumature di grigio. Le montagne che avvolgono il lago sono avvolte da nuvole infinite che si posano su di esse come una coperta di lana pesante.

Non mi meraviglierei di sentir una cornamusa suonare in lontananza come se fossimo nelle Highlands scozzesi. Magari dal lago potrebbe anche spuntare un’ombra come quella di Nessie. A dirla tutta anche da queste parti dicono che qualcosa di strano si muova tra le acque.

Cerchiamo di tener i runner del nostro gruppo il più compatti possibile, in modo da prendere meno aria e tenerli lontani dal lungo collo di Maggie, il presunto mostro del Lago Maggiore.

A Fondotoce di sterza di 90 gradi per lasciarci sulla destra Mont’Orfano coi suoi menhir celtici, dove magari in antichità le tribù di pastori festeggiavano il loro capodanno, Samhain[mfn]Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in, dove sow fa rima con cow), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa “summer’s end”, fine dell’estate. In Irlanda la festa era nota come Samhein, o La Samon, la festa del Sole, ma il concetto è lo stesso.[/mfn], divenuto poi Halloween.

Superato il riparo di questo piccolo panettone di granito bianco, da cui estrasssero ben 122 colonne per la chiesa di San Paolo a Roma, arrivano le folate d’aria neche si incanalano nella valle del Toce.

Hoppipolla

Hoppípolla (Saltando nelle pozzanghere)
Í engum stígvélum (senza stivali)
Allur rennvotur (completamente inzuppato)

In questo tratto dove il percorso si allarga allontanandosi per un po’ dal lago, oltre al vento incontriamo anche diverse grandi pozzanghere che ci fanno zigzagare per evitare di arrivar al traguardo con girini tra le dita dei piedi.

Ormai completamente fradici arriviamo a Feriolo per ritrovare il lago ad accompagnarci sulla nostra sinistra. Verbania, sulla sponda opposta, è solo una sagoma indefinita tra la foschia e il grigiore. Lo scenario sarebbe perfetto per veder spuntare da un momento all’altro il veliero fantasma che pare navighi in giornate così attorno ai castelli di Cannero.

Arriviamo a Baveno, lasciando per un breve tratto il lungolago oltre che un paio di elementi del nostro gruppo che hanno esaurito le forze.

Mancano ormai due km, affrontiamo l’ultima salita per poi lasciar andar le gambe nella discesa successiva che ci porta a Stresa, lungo la strada compresa tra la passeggiata pedonale e gli hotel in stile liberty.

Il traguardo è li a due passi, ma un the caldo e vestiti asciutti possono attendere ancora un po’. Col socio pacer della mezza andiamo infatti oltre continuando a scortare i ragazzi che gareggiano in maratona fino al giro di boa, per poi tornare indietro e chiudere la nostra giornata bagnata con 25 km totali.

Trick or treat, smell my feet. Give me something good to eat

Medaglia al collo andiamo a ber qualcosa, mangiar del cioccolato e metter finalmente qualcosa di asciutto addosso, dando sollievo ai piedi fradici prima di prendere il traghetto che riporterà a Verbania.

Riscaldamento a tutta e respiri caldi appannano in un paio di minuti i finestrini del battello e dietro i vetri ormai non si vedono nemmeno figure sfocate. Chissà che non ci stiano scortando Maggie, i pirati del veliero fantasma e le streghe di Sambuchetto che si divertivano a rovesciare la barca del pescatore Tugnin.

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