Lago D’Orta Night Run

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E’ come tornar bambini, andare in un prato buio di notte, tirar fuori dallo zaino un barattolo pieno di lucciole e liberarle nella notte vedendole tornare a risplendere.

Così è vivere il momento della partenza della Lago d’Orta night run, una massa indistinta di più di mille lucine, una sulla testa di ogni podista, che al momento dello start confluiscono di colpo in uno stretto vicolo, tra lo scampanare dei negozianti, per poi buttarsi alla scalata delle diverse salite che animano la prima metà di gara.

L’atmosfera è sempre particolare attorno all’isola di San Giulio durante questa serata, le foto di rito al molo prima di imbarcarsi, come quesi soldati a bordo dei bombardieri che si vedono nei film, con destinazione Orta San Giulio, dove a gruppi ci si sposta alla scoperta dei suggestivi angoli di questo paesino dai camminamenti in pietra e ciottoli. Si attende il tramonto, chi scaldandosi, chi passeggiando, chi sdraiato sull’erba delle aiuole “da non calpestare”, e chi a bere un caffè o mangiare una fetta di torta, mentre io mi faccio traviare col Miguelon da una coppia di Menabrea con tanto di assaggi da aperitivo, non certo dieta da pre-gara.

La birretta si farà sentire nel primo tratto di gara, felpando la lingua come forse solo uno snack a base di tappeto persiano avrebbe potuto fare, e sulla prima salita già si arranca, inseguendo da lontano le scarpe a luci intermittenti del Roberto Carlos del podismo, un concentrato di ipertrofia muscolare e peli in eccesso.

Sulle salite successive il gruppo inizierà ad allungarsi, una lunga scia di formichine luminose nella notte, silenziose e rispettose dell’atmosfera riflessiva, dove neanche gli automobilisti fermati dal servizio corsa si rendono odiosi con clacson e urla come spesso accade nelle gare urbane.

Ogni tanto sul percorso si incontra qualche gruppetto da cui si viene incitati, un paio di persone con bambini sul muretto di fronte casa, qualche pescatore, una comitiva alle prese con birra e barbecue sulla spiaggia, per il resto si è soli coi propri pensieri fino a quando, negli ultimi due km si inizia a sentire la voce della speaker da lontano e si allunga un po’ il passo fino ad arrivare sull’ultimo ciottoloso vialetto lungolago che termine sotto al traguardo di serata, per godersi finalmente un po’ d’acqua, pizza, focaccia e biscotti dalle capacità disidratanti quanto la sabbia del deserto.

Nel mentre arrivano tutti i rundagi, stanchi, sudati ma ben contenti di esserci stati.

La serata si rivela ad alto contenuto naturalistico anche sulla strada del ritorno, dove prima mi ritrovo fermo in mezzo alla strada a guardare curioso una volpe incurante dei fari dell’auto fissi su di lei, e dopo un paio di km la Ste inizia ad urlare perchè in mezzo a una rotonda c’è un cerbiatto intento a banchettare.

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