Giro del Varesotto 2018 – Cassano Magnago

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Ora la storia avanti va
Niente più la fermerà
E tutti pronti si va via

Gira gira insieme a noi
Ottanta giorni e poi
Il mondo noi l’avremo visto
Tutto qui si fermerà
Aspetteranno solamente noi

Gira gira insieme a noi
Ottanta giorni e poi
Il mondo non si fermerà

Il giro del mondo di Willy Fog (Oliver Onions)

Cassano Magnago, 25 Maggio – Torna finalmente il Giro del Varesotto, una di quelle certezze che dividono l’anno di un podista al pari di Natale e Pasqua, ma mentre le due festività attentano alla forma del runner, il Varesotto non concede strappi, bisogna arrivare tirati come alla prova costume.

Io quest’anno, al pari dell’anno passato, per vari acciacchi ci arrivo messo come quelle donne della tv paparazzate con la cellullite che spunta dal bikini. Speriamo che la Nikon di Arturo Barbieri sia più clemente degli obbiettivi di Novella 2000.

Dopo anni (per quanto riguarda la mia esperienza podistica si tratta della totalità) il giro non parte da Besnate, ma da Cassano Magnago, tappa velocissima dove sarebbe forse stato meglio arrivare dopo un po’ di rodaggio per quel che mi riguarda.

Come sempre al GDV le facce note sono tantissime e tra una chiacchierata qua e una battuta la arriva in fretta il momento di cambairsi e iniziar a sgranchire le gambe in vista dello start. Aprendo la borsa mi assale il panico: non trovo pantaloncini e maglietta (di solito mi capita con le mutande di ricambio quando vado in piscina e mi tocca tornar a casa “libero e felice come una farfalla” citando un vecchio spot).

Quando sto già per valutare se correre in mutande o tornare a casa in volata per prender il necessaire, trovo il completo in una tasca laterale, per mio sollievo (e dell’Arturo nel caso in mi avrebbe dovuto fotografare in mutande).

Si inizia quindi a corricchiare con Stefania e soci per poi proseguire con Spuffy (pronto a vincere il suo terzo giro di fila) e Kostia, col quale ci chiediamo come mai siamo stati esclusi “inspiegabilmente” dalla lista dei favoriti finali di Raimondi.

Ci attardiamo a “ingabbiarci” per la prima sparata stagionale ma riusciamo ugualmente a infilarci a ridosso dei più veloci, e quando arriva lo sparo finalmente scarichiamo a terra un po’ di watt, con una partenza ben poco accorta che ci porta subito fuori giri, ma questo è il giro e non si deve mollare ne rifiatare, tanto che in due non tiriamo fuori nemmeno una sillaba lungo i 5 km di gara.

Le gambe girano inaspettatamente, vista la amncanza di lavori veloci, se non proprio di allenamenti negli ultimi tempi (compresa una settimana ai box) ma il fiato è davvero corto e quando arriva finalmente l’ultimo km non c’è tantissimo da grattare sul fondo del barile.

Arrivo veramente al limite nel punto in cui vorrei provare a dare tutto, la gamba tiene ma il fiato è finito, consumato come in quel video dei Radiohead in cui Thom Yorke canta No Surprises e si ritrova pian piano il volto sommerso dall’acqua che sale di livello e deve trattenere il respiro.

This is my final fit
My final bellyache with

Ultimo sforzo sul rettilineo che porta al gonfiabile, provo ad allungare e quando passo il tappeto leggi-chip si torna finalmente a caccia di ossigeno, come in quei film dove il protagonista trova finalmente una spaccatore nella superficie ghiacciata del lago in cui è caduto e torna a riempire i polmoni d’ossigeno.

Porto a casa un tempo un po’ superiore rispetto all’anno precedente, dove però il rodaggio era stato maggiore visto che Cassano arrivava come quinta tappa e si era già più avanti di condizione, quindi direi che posso esser soddisfatto visto come mi son presentato a quello che per me è sempre l’appuntamento clou della stagione.

 

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