Quella che doveva essere una folta schiera di gambe in braghe corte provenienti dal gallaratese si riduce a due soli elementi più un terzo avvistato solo alla fine, il Cere che riesce quasi a riprendermi nonostante la sua batteria partisse tre minuti dopo la nostra (a distanza di anni capisco la fortuna che avevo a dettar l’ultimo passaggio con le spalle coperte da uno che correva per quattro e dal Poma che menava come un esercito di vikingi).
Stasera decido di guardar poco il gps e molto il barbuto Gavazzi per cercar di tenere un ritmo costante, e così sarà per tutta la gara.
Pronti via e allo sparo, pardon, il fischio, si sgomita letteralmente per guadagnar qualche posizione nella stretta via di partenza e lasciar andar le gambe in discesa per metter fieno in cascina prima del salitone finale.
La salita si fa sentire e perdo qualche posizione, salendo pesante e tardando a rimettere in moto le gambe una volta scollinato.
Gli ultimi 500 metri son ben poco brillanti, ma riesco comunque a migliorare di due minuti e mezzo il tempo dell’anno scorso e a guadagnare 4 posizioni in classifica.
Rimane sempre il rammarico dei troppi stop di quest’anno, senza i quali e con un buon programma di allenamento penso che sarei potuto scendere tranquillamente sotto i 4′ al km.