Castelletto come Pamplona, siamo sopravvissuti anche all’Encierro

gdv castelletto 2018
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tres de marzo, cuatro de abril
cinco de mayo, seis de junio
siete de julio, ¡SAN FERMÍN!
A Pamplona hemos de ir
con una media y un calcetin
A Pamplona hemos de ir
con una media y un calcetín. »

Castelletto Ticino, 29 Maggio – Dopo aver tolto un po’ di ruggine dalle gambe con la tappa d’esordio a Cassano Magnago, si varca il Ticino, agguerriti come Cesare nell’attraversamento del Rubicone, per raggiungere Castelletto Ticino.

Tappa ostica quella di Castelletto, per me ancor più dell’ottovolante disegnato tra le vie di Quinzano dove si andrà tra una settimana, indigesta tanto quanto il fegato che da piccolo provavano a metterti nel piatto per cena.

Smentite le previsioni meteo, il sole fa capolino sulla cittadina piemontese soffocando nelle gole del plotoncino di girini il grido “piove governo ladro”, probabilmente anche perchè un governo continuiamo a non averlo.

Arriviamo a Castelletto senza grande fiducia nella prestazione per una sensazione di gamba fiacca, sia per me che per Stefania.

Parcheggiamo a un km dalla partenza e percorriamo a tappe la strada che ci separa dalla piazzetta del paesino. Chiacchieriamo infatti prima con Fabrizio Luglio, il social-motivator del Grand Prix delle Montagne Varesine, poi con Davide e la Cinzia e infine con la Fede che ha realizzato per l’occasione le maglie ufficiali delle “Lady Dietro”.

Alla consegna della canotta iniziamo un po’ di riscaldamento facendo way-back verso l’auto per il “cambio abito” di Stefania, dopo il quale incontriamo in strada Marta, la maglia rosa femminile, con Ste e Andrea a farle da guardiaspalle, e ci tirano il collo in una seconda parte di riscaldamento quasi a ritmo gara.

Si torna finalmente in piazzetta a sgomitare per un posto in griglia (sempre dura a Castelletto) e dopo giusto il tempo di grondare di sudore nella calca in attesa dello start che da il via alla partenza tra i viottoli ciottolati. Se avessimo un fazzoletto rosso al collo a stagliarsi su un vestito bianco sembrerebbe l’Encierro, come scritto nel post gara dal Ferdy.

Superati gli stretti vicoli si inizia a buittarsi in picchiata lungo le discese che caratterizzano questa prima parte di gara. Io mi metto a coda di Soxy, gettando subito al vento l’idea di una partenza accorta, in attesa di veder spuntare da un momento all’altro Kostia in rimonta, pronto a pungolarmi come i pastori con la verga che incitano i tori a San Fermin.

Dove sei?  L’estate comincia adesso

Ma tu vuoi correre. C’è l’Apocalisse in centro

Segui le luci della città. Pace agli uffici e alle università

Beviamoci su che qualcosa qui non funziona

Siamo come i tori a Pamplona

La strada spiana un po’ ma ho trovato il treno giusto e continuo a spingere fino a quando si torna a scendere e lascio andar le gambe che girano da sole tra i tornantini che portano al lungo fiume.

Continuo a seguire il mio trenino come un’ombra e non mi lascio assalire dalla solita ansia che mi prende in questo tratto in vista di ciò che sta per arrivare. Quando la strada accenna la prima impennata sento Roberto Galli esclamare: “ora inizia il bello!”

A questo punto perdo un po’ di contatto dalla mia lepre di giornata e arranco sulla prima rampa come coloro che si sono alternati negli ultimi giorni nella “scalata al colle”. La seconda e la terza rampa sono più percorribili e arrivo finalmente in vetta provando a rilanciare la mia corsa dopo aver messo da parte l’idea di fermarmi e chiedere l’impeachment per Antonio Puricelli con conseguente annullamento della tappa e azzeramento dei distacchi.

Recupero un po’ di fiato e riesco a tentare un allungo nella parte finale di gara sperando di guadagnare qualche secondo in classifica (a fine gara sarà di 5″ il mio vantaggio su chi mi precede in graduatoria).

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