Giro del Pozzo Piano

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vararo_2016_32La montagna, ho sentito spesso dire, non perdona.

Se poi decidi di affrontarla di corsa, con uno sguardo non solo al panorama ma anche al tempo che scorre veloce e che dopo diversi km di gara metterà tutti in fila, devi essere ancora più rispettoso di questi giganti di pietra e terra che dominano le pianure e le loro genti dall’alto.

Ecco, presentarsi ai piedi della Val Buseggia con uno stomaco che il giorno prima ha deciso di chiudersi per le preoccupazioni e con una gamba che ad ogni passo ti ricorda che forse la settimana precedente dovevi prendertela un po’ più comoda non è proprio il modo migliore per mostrare il proprio rispetto alla pendenze disegnate nel Giro del Pozzo Piano da Vittorio Ciresa.

Arrivando un po’ tirati coi tempi ci rimane poco tempo per preparare le gambe allo sforzo prima della partenza nell’abitato di Vararo. Dai racconti di Bollini e Raimondi ero stato avvertito sulla salita tostissima che ci avrebbe portato in quota dopo un km di lancio sull’asfalto del paesino, ma quest’anno il percorso è stato modificato e la terra sotto i piedi si srotola con pendenza positiva dopo poche centinaia di metri in cui mi accorgo che nel gruppo di testa non è presente Ponti, dominatore del circuito finora nonchè primo della mia categoria master.

vararo_2016_17La salita è tosta ma scenografica, passaggi tra gradoni di terra e rocce, con lo sguardo che, quando si trova la forza di alzare lo sguardo dai piedi che si rincorrono l’un dietro l’altro cercando l’appoggio migliore, può spaziare lontano sul verde delle valli a cui fa da sfondo un cielo degno della giornata.

Guardando verso l’alto vedo la carovana dei primi, incolonnati come formiche al seguito della testa scintillante dell’apripista Argoub, che si allontanano pian piano per poi scomparire dietro il primo scollinamento, dove vengono congelati, uno ad uno, in plastiche espressioni di sofferenza dall’obbiettivo di Ciresa, materializzatosi non so come, in vetta in breve tempo.

La strada si impenna nuovamente per qualche altro centinaio di metri, sui quali stavolta si proiettano le ombre di alberi e cespugli, prima di scollinare su strada dove il ristoro intermedio permette di sopperire al sudore lasciato per strada in salita.

500 metri di bitume e si ritorna su sterrato, stavolta in leggera discesa, ma le gambe sono imballatissime e dopo poco sua maestà la montagna mi presenta di colpo il salatissimo conto di giornata, materializzatosi come un forte dolore tra femorale e gluteo che mi fa perder ritmo in discesa e mi da la mazzata finale appena la strada torna ad impennarsi nella pineta che porta al Monte Nudo. Il percorso di per se è già di quelli proibitivi, i piedi affondano nel soffice sentiero sottobosco e la pendenza sembra vararo_2016_28ricacciarti all’indietro come accadeva agli assedianti mediavali quando le loro scale venivano spinte lontane dalle pareti del castello. Mi aiuto cercando appiglio ai tronchi degli alberi, sbuffando per la fatica e per il dolore, ma la parola d’ordine oggi è “non mollare”.

Terminata la salita si arriva sulla gippabile con splendida vista sui laghi. Siamo a metà gara, la salita è finita, d’ora in avanti e tutto piano o discesa e mi accorgo che forse fa più male ora correndo in controllo che in salita dove a spingere erano polpacci e quadricipiti.

Al bivio dove il percorso di ritorno si sovrappone a parte del tragitto di andata si accende definitivamente la spia e mi devo fermare a far un po’ di stretching sperando che migliori la situazione. Torno a trascinarmi per un po’ fino a quando mi raggiunge il Massa. Arriviamo a immetterci insieme sull’asfalto della salita del Cuvignone, santuario di ciclisti della provincia, preso però in fase discendente e seppur con passo malfermo, pian piano il Massa mi porta “a casa”, dove chiudiamo lontanissimi dai primi.

vararo_2016_9Grazie al numero esiguo di M35, di cui vari non tesserati in provincia, nonostante il calvario, riesco ad andare a podio di categoria, sul secondo gradino, seguito dall’Ozzy Osbourne delle prealpi, alias il Bubble. Un ottimo finale di giornata in una gara dal percorso davvero spettacolare.

 

 

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