GDV 2015 – Casorate Sempione

Condividi

Dopo i giorni di sole  che rendevano l’asfalto caldo e gommoso sotto i passi dei bocia intenti nelle loro attività pomeridiane, era giunta la pioggia scrosciante dei temporali estivi.

Il giovane Pablo e gli altri guaglioni si erano quindi radunati sulla veranda del vecchio per farsi intrattenere dall’ultimo capitolo della sua storia, ammirando le volute leggere del fumo dell’immancabile sigaro perdersi tra le gocce incessanti oltre il parapetto.

“Le sentite guaglioni?” – esordì finalmente il vecchio – “Sentite come picchiettano costanti sul bitume? Mi ricordano i passi della gente in quella calda serata di Casorate, erano più di duemila, un record, i piedi che iniziarono a picchiare in terra dopo lo sparo.

Alcuni si annunciavano con rumore lento e sordo, come i colpi di tamburo di uno sciamano, altri li potevi percepire solo all’ultimo istante, leggeri e felpati come i passi di un Puma”

“C’erano proprio tutti, quella sera, a rendere il giusto tributo al corridore dalle braccia d’inchiostro e alla bionda volante. Ormai tutto era scritto, trionfi suggellati nella tappe precedenti dominate senza discussione. Fu così quindi che la maglia rosa si potè confermare tale per il secondo anno, annunciato al traguardo da tre giovani moschettieri tra cui spiccava il barbuto Tavella, le cui gambe forgiate negli invernali campi fangosi sembravano mulinare leggere nell’aria afosa di inizio estate.”

D’improvviso due suoni di campanello interruppero il vecchio, che si alzò posando il sigaro sul bracciolo della sua sedia e andò ad aprire la porta, tornando rapido alla sua postazione stringendo tra le dita una busta bianca. La aprì in silenzio, lesse rapido e poi osservò con un sorriso che gli illuminò il volto una foto estratta anch’essa dalla busta.

“Era il postino” – disse con gli occhi che ancora gli brillavano euforici. E poi continuò il suo racconto descrivendo come la Bionda Volante illuminò il suo mezzo giro di pista con una coda dorata prima di andare a tagliare, come prima donna,  il traguardo.

“Pian piano, ognuno al suo ritmo, arrivarono anche tutti gli altri componenti di questo millepiedi multicolore, compreso lo squalo“.

I bocia si guardarono tra loro, domandandosi chi fosse lo squalo. Solo Pablo ebbe il coraggio di interrompere il vecchio per placare la propria curiosità.

Il vecchio allora disse “Sai che cosa hanno di strano gli squali? Hanno occhi senza vita, palle nere senza luce dentro, come bambole. E quando uno ti si avvicina non credi neanche che sia vivo… Finché non ha un sussulto di vita quando la preda e alla sua portata. ”

I bocia capirono, il vecchio parlava del Dorigo. Ma loro erano ansiosi di sapere come era andato l’allievo.

Il vecchio aspirò le ultime boccate dal sigaro e poi si rivolse nuovamente ai bocia: “Sapete, ragazzi, che un aquila può vivere fino a 70 anni? Ma per arrivare a questa età deve prendere una decisione seria e difficile.

A un certo punto della propria vita i suoi artigli sono lunghi e flessibili e non riescono più ad afferrare le prede. Il suo becco si incurva. Le ali, invecchiate ed appesantite dalle penne ingrossate, puntano contro il petto e diventa impossibile volare come un tempo. In questo momento cruciale della sua vita, l’aquila ha due alternative: non fare niente e morire oppure affrontare un doloroso processo di rinnovamento che durerà circa 150 giorni.

L’aquila, se decide di affrontare la sfida, vola verso la cima della montagna e si rifugia in un nido vicino ad un dirupo, dove non avrà bisogno di volare. Lì comincia a sbattere il becco contro la roccia fino a strapparselo. Poi l’aquila aspetta che spunti un nuovo becco con il quale strapperà i vecchi artigli. Quando i nuovi cominciano a spuntare si mette a strappare le vecchie penne. Una volta terminata questa opera di di rinnovamento è pronta per tornare a vivere.

L’allievo doveva fare una scelta, e si è rifugiato sulle vette dei corvi, per tornare presto a volare.”

 

(Visited 37 times, 1 visits today)

Condividi