7a Lago Maggiore Half Marathon

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La prima volta non si scorda mai si è soliti dire, vedremo.

Nel mentre me la sono goduta senza troppi pensieri la mia prima mezza, senza ansie da prestazione, senza confronti impietosi, senza termini di paragone con personal best vari.

L’obbiettivo principale era arrivare al traguardo, per una distanza mai provata, nemmeno in allenamento blando, con lunghi al massimo arrivati a 15k. L’obbiettivo secondario era una sfida a due con Diego e in ballo il nostro “Oro”, quella della birra!

Terzo obbiettivo, ragionato, pensato e ripensato con prospetti, calcoli, scervellamenti e speranze derivanti da distanze già corse, era chiudere in 1h45′.

Le premesse, fin dal sabato pomeriggio, son state delle migliori. Giornata ottima in quel di Verbania al ritiro di pettorali e pacchi gara, un po’ velate le isole Borromee da una leggera foschia sull’acqua, ma dopo il meteo avverso dei giorni addietro risulta comunque come un angolo di caraibi.

Ritirati  i pacchi e fatte un paio di foto di rito facciamo una passeggiata lungolago e la sensazione è che Verbania sia tutta in attesa della gara del giorno seguente, con podisti che animano la via principale del paese con le loro sacche in spalla e i loro accenti di varie provenienze regionali.

La mattina della gara il sole splende ancora su Lago Maggiore e ci presentiamo tutti in tenuta semi-estiva, coi nostri pettorali ben appuntati sulle maglie.

Passaggio di rito dalla toilette, consegna delle sacche indumenti ai camion che ce le faranno ritrovare all’arrivo di Stresa e ci dirigiamo subito verso le gabbie di partenza, senza granchè di riscaldamento.

Prima esperienza, nessun tempo da indicare all’iscrizione e quindi ultima gabbia di partenza per me. In compagnia comunque del resto della comitiva. Quattro chiacchiere, pronostico sul tempo gara e lo sparo arriva. Prima di passare sotto al gonfiabile passano due minuti, la gente in effetti è parecchia, 2300 iscritti totali. Al passaggio sotto lo start avvio il gps e inizio la sfida con me stesso sui tempi che mi sono autoimposto, nonostante subito i soci mi dicano di andar piano che è lunga.

I primi 5 km a 5’oo” al km passano in fretta, con la motivazione psicologica di recuperare posizioni su posizioni, secondo quarto di gara a 4’50″/km e al passaggio dell’intermedio recupero un po’ di forze con banana e integratore del servizio rifornimento.

Inizia il terzo quarto di gara e la progressione aumenta di altri 10 secondi al km e inizio a vedere i palloncini arancioni del pacer col mio obbiettivo da raggiungere, 1h45′.

Punto deciso il mio Pennywise e i suoi palloncini come il bambino in cerata gialla di IT, sperando di non infognarmi come lui. Raggiungo il pacer prima dell’ultima salita e lo passo, d’ora in avanti è tutto guadagno rispetto al target prefissato.

Il terzo quarto di gara termina a Stresa, col passaggio di fianco all’arrivo, dove i Keniani sono ormai già sotto la doccia. Vedo sfilare qualche ultima attardata della nazionale cinese femminile mentre percorro la mia metà di dorso di mulo fino al giro di boa.

Dopo la virata ai 18 km è tutta in discesa, metaforicamente e realisticamente. Incrocio Diego e poco dietro la Ste, provo ad aumentare un pelino per questi ultimi km e finalmente arrivo a stoppare il mio gps ad 1h40’29”.

Ritiro la mia medaglia di finisher, mi rifocillo con un po’ di frutta e qualcosa da bere e vado incontro al resto della truppa, indietro sul percorso di gara.

Mentre mi affaccio alla ringhiera in cerca dei miei compagni di avventura vivo la vera essenza dello sport.

Un signore anziano crolla a neanche 100 metri dall’arrivo, non ho ben capito se per un mancamento o per una caduta. Intervengono i soccorsi e si rialza in poche decine di secondi, giusto il tempo per guardare i volontari della croce rossa e chiedergli dov’è il traguardo. Si rialza e scortato dai suoi angeli custodi percorre gli ultimi metri verso il suo successo.

Proseguo a ritroso e incontro dapprima Diego e poi la Ste con cui ripercorro il tragitto fino all’arrivo scoprendo che ha corso stoicamente per quasi tutta la gara con un ginocchio infiammato.

Ci ritroviamo tutti con i nostri lustrini al collo e ci dedichiamo a un po’ di foto ricordo, ognuno col proprio obbiettivo cronometrico raggiunto.

Certo, davanti di gente in classifica ce n’è parecchia, ma se ha ragione chi dice che nel momento in cui superi coloro che idolatravi e ti converti nel tuo stesso idolo finisce la magia dello sport, allora di tempo davanti per godermi questi magia ne ho ancora tanto.

(un grazie per le foto ad Arturo Barbieri)

LMHM
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